Nel libro che ci regala poco prima di salutarci ha i capelli lunghi mandati all’indietro con la fronte scoperta. Oggi ha un caschetto biondo, con un frangione che le copre quasi gli occhi, e le punte bluastre. Come si cambia, direbbe una nota cantante, ma invece nonostante l’apparenza la sensazione è che Ella sia sempre molto coerente, caparbia, cocciuta, ostinata: testarda.

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Ella ha un gruppo. Sono quattro donne. Suonano hard rock. Si chiamano Testharde. Appunto.
Un genere difficile in Italia e peggio se cantato in italiano e ancora peggio se a suonarlo sono delle donne.
Ma loro se ne fregano e continuano a suonare «roba pesante» incuranti del mercato.

Ella ordina un caffè e Giada, la bassista, un cappuccino.
Dicono che le fanno suonare solo perché sono donne e poi scoprono che sono anche brave e si stupiscono. Dicono che quando arrivano per un concerto gli uomini vogliono accordare gli strumenti e loro gentilmente devono dire che sanno farlo da sole. Dicono che una volta il batterista degli Skiantos le ha definite le Led Zeppelin femmine e ancora oggi ne vanno fiere. No, perché non so se si è capito, a loro i Led Zeppelin piacciono da matti. Dicono che un fonico di Correggio ha detto: siete più brave che belle, e anche questo è stato un grande complimento.

Ella ordina un caffè, Giada dice che il cappuccino era perfetto e ordina un caffè anche lei.

Dicono che gli uomini non è che le capiscano tanto. Sono più le donne che tifano per loro.

Dicono che anche gli uomini che le stanno vicine poi magari si stufano di stare a casa ad aspettare che vadano in giro a suonare, e a volte pensano male.

Giada dice che ha un fidanzato ma che non va benissimo e che la barca va con due remi. Ella dice che ha una storia iniziata da poco. La batterista e la tastierista stamattina non ci sono e non sappiamo come sono messe a uomini.

Dicono un sacco di cose durante questa colazione, il giorno dopo il loro concerto, e la sensazione di ieri viene confermata. Sono completamente in quello che fanno. Incarnano la loro musica, ci sono dentro e questo arriva come una sventola di energia e bellezza. Ti trascinano nel piacere. Non è il mio genere, mi ripeto, ma quando la musica è suonata così chissenefrega del genere.

Intanto Giada prende un caffè. Ella tu vuoi un altro caffè?

Anche a loro facciamo la domanda di sempre.

«Essere emancipate – ci dicono – per noi vuol dire essere libere, poter scegliere e decidere cosa vogliamo fare e come farlo. Essere donne che fanno un genere di musica considerato da maschi, e noi lo facciamo da “donne donne”, senza scimmiottare gli uomini, ma con una potenza da ribaltarti. Perché chi ha deciso che l’hard rock è una roba da uomini?

Mentre le sentiamo parlare sappiamo che un filo, un intreccio di significati e senso ci unisce.

Ci rispecchiamo nelle loro parole con una complicità che ci fa sorridere.

Ci rivedremo presto, lo sento. Ciao Testharde, solo una domanda prima di andarcene: Ma quanti caffè bevete al giorno?

 

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