Sulla strada dell’emancipazione femminile in Italia si trova molto traffico e salite davvero faticose.
Ecco alcune considerazioni su queste prime tre settimane in bicicletta.

1. Anche le parti delicate e sensibili per sopravvivere diventano coriacee e resistenti (sì, stiamo proprio parlando di quelle parti lì, ma anche del palmo delle mani che ormai ha un callo consolidato, visto che coi guanti si muore di caldo).

2. Abbiamo incontrato una quantità di persone incredibili che ci hanno aiutato, ospitato, rifocillato. Sarà la bici che fa questo effetto?

3. Non chiedere mai informazioni sulle salite a chi non è mai andato su quelle strade in bici. Vi direbbe: «Tranquille è tutta pianeggiante».

4. Chiediamo scusa alle strade patagoniche contro le quali abbiamo imprecato durante il nostro viaggio sulla Carretera Austral, il tratto tra Napoli e Pompei credo vinca il premio «strada dissestata del millennio». Perché andare tanto lontano quando a qualche centinaio di chilometri da casa puoi avere i lastroni di pietra degli antichi romani?

5. Le discese sono come il Sabato del villaggio, arriva presto la domenica sotto forma di durissima salita.

6. Per ogni bellissima collina Toscana c’è una corrispettiva zona industriale, per ogni casale antico una villetta con i serramenti di alluminio.

7. Ci sono volte che in salita ci supera una macchina e vorremmo solo avere quel bel sedile comodo sotto al sedere e il pedale dell’acceleratore sotto al piede, ma altre volte arriviamo in cima con le gambe dure dalla fatica e, un attimo prima di scavallare, un attimo prima che cominci la discesa, in quell’attimo lì, ci sentiamo le regine del mondo.

8. Tra ciclisti ci si saluta sempre, poi trovi quello che nemmeno si gira con le cuffiette nelle orecchie, ma la maggior parte alza la mano e sorride. «Ciao socio», ci diciamo senza dirlo.

9. Da Napoli in poi i semafori, gli stop e le precedenze sono un’inutile intoppo alla fluidità del traffico. L’uso costante del clacson non ha la funzione isterica e cazziante di Milano, qui è solo un: «Ehi guarda che passo di lì, mi infilo di qui, giro di là». Avvisano. E sono veramente tranquilli, nessuno ha quello sguardo folle degli automobilisti del nord che sono sempre in ritardo. Abbiamo visto manovre che voi umani… E loro tranquilli, giusto una suonatina di clacson.

10. Stiamo facendo un viaggio anacronistico. Millenni di storia dell’umanità a inventarsi modi per evitare la noia, la lentezza, la fatica, il troppo caldo e il troppo freddo e in bicicletta almeno due di queste variabili sono sempre presenti. Quando ci sono tutte e quattro, per far passare il tempo, mentre ci diamo delle sconsiderate, cominciamo a elencare le più grandi invenzioni dell’uomo: l’asfalto, il motore a scoppio, l’aria condizionata. Al culmine della fatica invochiamo qualsiasi genere di divinità perché ci dia un po’ di discesa. Anche solo cento metri, dio dei ciclisti, cento metri!

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