Certo la posa potrebbe sembrare quella di una santa misericordiosa, con il braccio destro allargato, la mano aperta, lo sguardo placido e lontano; evidentemente è così che ci vedono gli uomini, nonostante tutto. Nonostante i vetri rotti, le case incendiate, lo sciopero della fame.
Certo la mia postura è statica, il sorriso lieve, perché è così che ci vedono gli uomini. Nonostante tutti i miei viaggi in giro per il mondo, le fughe, la prigione, le marce, le manifestazioni, nonostante le urla inneggianti alla rivolta, le parole infuocate che hanno acceso gli animi di tutte quelle donne sottomesse.
Certo sembra che il mio sia uno sguardo delicato e lieve, come si addice a una donna, come dicevo gli uomini ci vedono così, nonostante il mio piglio per tutta la vita sia stato duro, fermo e irremovibile.

Mio padre da piccola, quando veniva a rimboccarmi le coperte, mi guardava, col mio libro enorme, l’Odissea o la storia a volumi della Rivoluzione francese, che era il mio preferito, si fermava un attimo con un disappunto, un dispiacere negli occhi e un rammarico nella piega della bocca. Sei una bambina eccezionale, peccato che tu non sia nata maschio, diceva. Eppure mio padre era un uomo meraviglioso e mi ha insegnato a lottare per i diritti di tutti, lui che era membro dell’associazione per l’abolizionismo degli Stati Uniti d’America, lui che ci portava alla raccolta fondi per gli schiavi appena liberati. Così come mia madre, che riceveva la rivista delle Suffragette ogni mese e che mi portava con lei alle loro riunioni fin da ragazzina, si preoccupava solo di trovarmi un marito, sapendo che quello era l’unico destino che mi attendeva. Quello di madre e di moglie.
Ma io ero nata il giorno della Presa della Bastiglia e per questo nel sangue ero una rivoluzionaria, prima ancora di essere donna. Il coraggio, la spavalderia, li avevo acquisiti alla nascita.
Sono stata una rivoluzionaria fortunata perché la mia lotta, che è durata tutta una vita e che mi ha portato a rischiare la morte più volte, ha avuto un esito vittorioso. Tante donne prima di me non hanno avuto questa fortuna.
Alla fine della mia vita le donne potevano votare in Gran Bretagna, grazie anche a me.
Ora, da quasi novant’anni, dopo aver tanto combattuto, aver speso ogni mia parola, aver viaggiato in lungo e in largo con guardie del corpo che mi proteggevano, aver fatto figli, aver letteralmente consumato il mio corpo in nome del più alto degli ideali; sono ferma nella mia posa da Santa a osservare il mondo che passa, da questo bellissimo angolo dei giardini dietro a Westminster. Poche persone si fermano, il mio nome dopo quasi cento anni non dice più niente a nessuno, o quasi.

Mi fa sorridere, ma un sorriso leggero come si addice ad una statua di bronzo, che nessuno abbia pensato a una scultrice donna per fare un monumento a una donna come me. Che siano state le mani di uomo a forgiare la mia statuaria memoria.
Se avessi potuto scegliere avrei voluto essere rappresentata come La libertà che guida il popolo, con le vesti stracciate e il seno scoperto. Coi capelli scompigliati e la bandiera in mano che trascina tutti alla rivolta. Ma si sa, noi inglesi siamo puritani e perbene, abbottonati e seri. E quindi vada per la Santa se l’alternativa è l’oblio.
Dal mio piedistallo di Santa indomita vedo passare le stagioni, vedo il tempo che scorre ma con la pazienza di chi non ha più niente da rincorrere affannosamente. Quello che potevo fare l’ho fatto e più di così non avrei potuto. Ora aspetto voi, c’è ancora molto da fare, moltissimo, e ve lo dice una che vede passare le stagioni da novant’anni; sono curiosa di vedere cosa succederà, è uno spettacolo un po’ lento da qui ma se si guardano i dettagli non ci si annoia mai e si impara a essere ottimisti.

Nel 1999 la rivista statunitense TIME proclamò Emmeline Pankhurst come una delle “persone più importanti del XX secolo” affermando che ella “ha modellato un’idea di donna per il nostro tempo, ha scosso la società in un nuovo modello da cui non ci sarebbe stata più possibilità di tornare indietro”.
Emmeline Pankhurst in realtà nacque il 15 luglio 1858 ma nella sua autobiografia e in molti altri libri la data di nascita risulta essere il 14 luglio, giorno della Presa della Bastiglia.

 

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