Solanum baretiae. Il solanum baretiae è una specie sorprendente con corolle pentagonali relativamente grandi nei toni del viola, del giallo o del bianco. La specie è simile al Solanum chimborazense, ma differisce per avere fiori più grandi, più fiori per infiorescenza, e diversi tipi di pubescenza sui filamenti.

Diario di bordo. Nave Étoile, Rio de Janeiro, 26 luglio 1768

Da qualche giorno il comandante Bougainville mi rivolge domande insistenti, i membri dell’equipaggio sono passati da sguardi sospettosi a battute pronunciate a mezza voce e strizzatine d’occhi tra di loro mentre passo sul ponte. Ho sempre più timore di venire scoperta ma dobbiamo tenere i nervi saldi, le conseguenze potrebbero essere gravissime, sopratutto per Philibert.

L’arrivo a Rio de Janeiro non è stato facile, allo sbarco alcuni marinai sono stati assassinati in una rissa, ma dopo qualche giorno ci hanno assicurato che non eravamo più in pericolo e siamo riusciti a scendere. In realtà sono scesa solo io, con alcuni uomini, perché Philibert è confinato sulla nave da settimane, sta male, soffre il mare e ha un serio problema alla gamba, un’ulcera che non guarisce.

Ad ogni modo sono riuscita a perlustrare la zona molto dettagliatamente e a raccogliere numerosi campioni.

In particolare molti esemplari della fioritura di una pianta che ha esaltato Philibert, non avevamo mai visto nulla di simile, abbiamo deciso di chiamarla bougainvillea in onore del nostro comandante.

Philibert ogni giorno ha parole di grande affetto per me, è fiero della mia resistenza e del mio coraggio. La sera ci mettiamo a catalogare e classificare tutti i ritrovamenti ed è il momento più bello, quello che mi ripaga di tutta la fatica. Tutti dormono, la nave è attraccata e si muove dolcemente, le nostre teste si sfiorano chine sul grande libro, sento il suo respiro mentre intinge il pennino e per qualche secondo rimane incerto, poi verga sulla carta ruvida il nome che ha scelto.

Da bambina andavo con mio padre alla ricerca di erbe officinali, lui aveva ereditato da suo padre la capacità di riconoscerle e la sapienza nel miscelarle e dosarle come medicine. Tante persone venivano da noi quando i loro figli avevano una brutta tosse, mal di stomaco, mal di testa. E lui aveva sempre una pozione, un piccolo cartoccio che consegnava nelle mani del genitore preoccupato. Ogni mattina quello era il nostro momento, ci infilano degli stivali e andavamo alla ricerca, camminando in silenzio e appoggiando le erbe delicatamente in un cestino, quando ero incerta sul ritrovamento gli porgevo la pianta, lui la esaminava e poi a volte annuiva, a volte dissentiva e la buttava a terra. Quando aveva cominciato a stare male andavo io, ormai esperta, da sola, a raccogliere le erbe. Poi all’improvviso era morto, le sue pozioni non aveva funzionato con lui, e io avevo continuato ad andare per prati la mattina presto perché era un modo per sentire meno il dolore e ritrovarlo nel silenzio dei mie passi.

Ieri Philibert ha vergato il mio nome sotto un fiore molto bello che ho trovato qualche giorno fa. L’ha chiamato Solanum baretiae, in mio onore. Io ho ringraziato ed ero onorata, ma in cuor mio l’ho dedicato a mio padre quel bellissimo fiore che a volte è viola, altre volte giallo. A tutte le mattine che abbiamo camminato insieme, nel freddo dell’inverno, nei primi tepori dell’estate.*

Diario di bordo della bicicletta di Linda, 26 luglio 2018

Silvia in questo viaggio si ferma spesso a fotografare i fiori, non l’ha mai fatto nei viaggi precedenti e questo mi incuriosisce. È faticoso fermarsi, spesso su una salita o mentre si è lanciati su un rettilineo; appoggiare la bici, tirare fuori la macchina, appostarsi. Rallentare, respirare, prendere tempo. Dopo qualche giorno ho cominciato a farmi un film, mi sono immaginata che tutta quella determinazione nel volersi fermare, unita alla delicatezza con cui coglieva i fiori senza strapparli, fosse una dedica, una dedica silenziosa alla sua mamma che ricordo faceva mazzolini bellissimi quando andava a passeggiare. Una volta mi ha mandato un sms per il mio compleanno con una foto di un mazzetto di coloratissimi fiori di campo, in un barattolo, appoggiato sul tavolo della sua cucina. E mi sono tenuta questo film, di una donna che silenziosamente dedica le sue foto di fiori a un’altra donna che amava raccoglie piccoli fiori di campagna.

*Jeanne Baret è stata la prima donna della storia e circumnavigare la Terra. Assistente del botanico Philibert Commerson, Jeanne riuscì ad imbarcarsi per una spedizione in nave nel 1766 – in un’epoca in cui ciò era vietato alle donne – sotto il falso nome di Jean Baret, grazie a un travestimento da uomo. Smascherata due anni dopo a Tahiti dal comandante della nave, le fu concesso di proseguire la spedizione fino alle isole Mauritius, dove poco dopo Philibert Commerson morì e dove Jeanne aprì un cabaret. Lo stesso re Luigi XVI riconobbe il suo prezioso lavoro di botanica e le concesse una pensione annuale.

 

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