È successo. Di nuovo. Avevo promesso solennemente a me stessa che non ci sarei ricascata, e invece. Ho chiesto alla signora del bar di Oliena indicazioni sulla strada. La strada per Orgosolo. 

Ma c’è tanta salita? La signora dice che c’è una salita leggera, che lei la fa spesso a piedi e poi quando arrivate alla casa cantoniera scendete a Orgosolo.

Siamo partite da Orosei mentre albeggiava, abbiamo salutato le tre gattine tricolore della casa vicina, la più audace è venuta in mezzo alle ruote delle bici mentre caricavamo il bagaglio a giocare col pedale facendo girare la pedivella. La riempiamo di baci prima di inforcare la lunga strada che ci porterà a Mamoiada. Si parte subito in salita ma la strada panoramica finalmente è una bella strada che si snoda in tornanti quasi deserti; possiamo pedalare appaiate e goderci il silenzio di questa mattinata che si preannuncia caldissima. Prendiamo una deviazione per una strada pastorale in mezzo a muretti a secco e greggi di pecore, sullo sfondo il Supramonte, la catena montuosa che sembra quasi le Dolomiti in piccolo, con le sue formazioni granitiche e le rocce calcaree, rocce carbonatiche se proprio vogliamo essere specifici. Facciamo qualche foto e ci godiamo il saliscendi in mezzo al belare e all’abbaiare protettivo dei cani fino a ricongiungerci alla statale che sale dritta e irta a Oliena. Abbiamo già fatto quasi 600 metri di salita, sono le 8,30 e ci saranno già oltre 30 gradi.

Oliena risente della tradizione dei murales di Orgosolo, ci imbattiamo in quello di una donna con il classico foulard nero, il muccadòre, che imbraccia un fucile nel gesto di sparare verso l’alto, una scritta dice: a Maria Palimodde, classe 1921, che ogni anno a Pasqua rinnova il rito ‘de S’incontru’.

Mangio un bombolone alla crema, tanto ci sarà solo una salita leggera e poi in discesa fino a Orgosolo. Così dice la signora del bar e io come non avessi mai inveito contro le indicazioni date a caso ma con assoluta sicurezza, come non avessi più volte sostenuto che prima o poi mi tatuerò come monito: non chiedere della strada a uno in macchina o a piedi, le credo. Arriviamo alla casa cantoniera, ci fermiamo per bere e vediamo Orgosolo. In alto, in altissimo, almeno 500 metri più su. Risento ancora l’eco delle parole della signora del bar: e poi dalla casa cantoniera scendete a Orgosolo.

Scendete, scendete, scendete. Sono le 10,30 ci saranno 40 gradi, cerco di rimanere in uno stato zen elaborando ipotesi riguardo all’affermazione della signora del bar.

  1. Non è mai scesa dopo la casa cantoniera, non è mai andata a Orgosolo
  2. Considera un dettaglio irrilevante gli ultimi 5 km all’8 per cento 
  3. Scendere nel suo personalissimo dizionario non significa muoversi da un luogo più alto a uno più basso bensì un generico ‘andare a’.

Maledico la signora del bar, maledico il suo bar e il bombolone che non era neanche così buono, maledico le rocce carbonatiche alle cui pendici si appoggia l’irraggiungibile Orgosolo, ma soprattutto maledico me stessa e il tatuaggio che non ho mai fatto. 

S’incontru è il rituale, tra liturgia e rappresentazione teatrale, tra paganesimo e cattolicesimo, che mette in scena, nel giorno della Pasqua, l’incontro tra la Madonna e il figlio risorto. Nel momento in cui le statue del Cristo e della Madonna, sorrette in alto su due baldacchini che arrivano da punti opposti, si ritrovano vicine, una di fronte all’altra, tutto il paese dai balconi comincia a sparare coi fucili.