I primi a provarne gli effetti furono i colonizzatori spagnoli che si trovavano nella zona del Rio de la Plata, che divide l’Argentina dall’Uruguay; costoro ne percepivano la provenienza dalle zone più interne e meridionali, le pampas (praterie), e dunque lo battezzarono pampero. Il pampero è un vento forte e freddo di origine sud polare, che spira in Sud America.

Ieri abbiamo fatto la conoscenza del Signor Vento della Patagonia. Ho cercato in wikipedia per dargli un nome e dei connotati più precisi perché lui si è presentato in maniera un po’ brusca e senza molti convenevoli.
A metà strada tra El Blanco e il passo Ibanez, dopo trentacinque chilometri di pedalata in salita e prima di affrontare quella che tutti ci descrivono come la ‘salita della vita’, quella che ci condurrà al punto più alto della Carretera Austral, ecco che dietro un tornante si presenta lui…
Piacere sono il signor Pampero, ha sibilato. Non abbiamo avuto il tempo di presentarci a nostra volta perché una folata violenta ci ha colpite lateralmente, costringendoci a frenare per non finire fuori strada.
Da lì in poi il signor Pampero ci ha fatto compagnia sempre, fino all’arrivo a Villa Cerro Castillo, dando un contributo considerevole al nostro livello di sfinitezza.
È un tipo umorale il signor Pampero, cambia direzione e intensità continuamente, portandosi dietro le nuvole e cambiando il cielo e i colori del paesaggio. Sarebbe uno spettacolo meraviglioso se non fossimo in bici a lottare per arrivare in cima.
E proprio quando siamo quasi alla fine della nostra estenuante salita che la nuova conoscenza da il meglio di sé. Su un rettilineo lunghissimo in mezzo alle vette innevate della Patagonia, nel silenzio e le poche macchine che passano, arriva come un muro frontale e gelido e le sue intenzioni sembrano abbastanza chiare.

Fermatevi non arriverete mai!
Questa Patagonia l’avete presa sottogamba.
Siete ancora in tempo a ripensarci…

Ci fermiamo più volte, non sappiamo quanto manca all’inizio di questa benedetta discesa, le mappe e le indicazioni anche stavolta sono state imprecise. Fa freddissimo.
Poi passa un pullman enorme e fatiscente. L’autista ci vede e ci fa un gesto che non capiamo subito. Con il pollice e l’indice a indicare una quantità. Poco. Manca poco.
Ci si apre il cuore di gratitudine e d’amore per questo sconosciuto che ci ha viste e si è preoccupato per noi. Lo sposerei se ci fosse un rito abbreviato qui a pochi metri dal passo Ibanez.
Poi comincia la cuesta del diablo, un muro ripidissimo in discesa, siamo salve.

La sera il signor Pampero ci ha lasciato le guance rosse e le gambe dure. Ma ce l’abbiamo fatta e ci sentiamo le donne più eroiche del mondo.
Buonanotte signor Pampero noi andiamo a dormire, tu vai a soffiare un po’ più in là, se puoi, domani.